martedì 19 maggio 2009

Un vecchio piccolo racconto

In una città lontana lontana, esisteva un gracile bambino silenzioso.
Egli era silenzioso perché tutti parlavano troppo e lui non faceva a tempo a rispondere a tutti quanti. Così aveva deciso che per tutta la sua vita avrebbe soltanto ascoltato.
Un bel giorno, il suo gatto, Scamandrio, si avvicinò a lui, mentre era seduto in camera sua, pensieroso e triste. Aveva cominciato a odiare la gente perché non lo capiva, odiava il mondo perché lui, non lo capiva. Il gatto attirò l’attenzione del bambino, che iniziò a fissarlo.
“Scommetto che ci sono tante cose belle che puoi dire.” Disse Scamandrio.
“Sono tutti troppo rumorosi. Le mie parole si perderebbero come polvere al vento.” Rispose.
“Non dire così, sono sicuro che c’è una cosa che vuoi dire.” Esortò il gatto. Ma vide che il bambino non rispose, allora chiese: “Non sei sorpreso che io sappia parlare?”
“No.” rispose il bambino.
“Eppure sono sempre stato zitto, come tutti gli animali.” Disse Scamandrio.
“Anche io sono sempre stato zitto, Scamandrio, ma come vedi, so parlare benissimo.” Rispose il bambino. Il gatto rimase zitto a lungo, riflettendo.
“Sono sicuro che c’è qualcosa che vuoi dire. Avanti, dillo!” esclamò il gatto.
Il bambino non rispose, ma il gatto capì che invece aveva molte cose da dire. O per lo meno, una, e molto chiara.
“Vieni con me” disse il gatto “ti porterò dove il mondo palesa.”
Allora il gatto si incamminò, silenzioso e inesorabile, uscendo dalla camera, seguito dal bambino, uscendo dalla casa, attraversando la strada. Entrarono in un piccolo bosco senza luce e senza rumore, dove una piccola grotta giaceva indisturbata sotto ai piedi del bambino e sotto le zampe del gatto.
“Buttati qui dentro” disse il gatto, indicando con la zampetta un buco tra le foglie secche.
Il bambino vi si buttò e il gatto parlò.
“Questa è la Stanza” disse “Chiedi qualcosa e sarà esaudito.”
“Io vorrei che morissero tutti.”
Ogni suono cessò. Il bambino uscì dalla grotta e corse in mezzo alla strada. Le macchine erano ferme, niente guidatore, le biciclette per terra, senza ciclista, le case erano vuote, i parchi erano vuoti, mai più l’ombra di un essere umano, eccetto quella del bambino, si sarebbe rovesciata al suolo. Egli corse, dappertutto, cercando, scoprendo mano a mano che l’umanità intera non esisteva più. Banche, palazzi, piscine, negozi, tutto vuoto. Non c’era più nessuno. Il bambino si sedette e si immerse nei suoi pensieri. Era soddisfatto di ciò che aveva chiesto.
Ma all’improvviso sentì una voce.
“Mi senti?” Chiese la voce di nessuno.
“Chi è?” Chiese il bambino, interdetto.
“Sono Dio! Per la miseria, sei il primo umano con cui riesco a parlare! C’era un tale fracasso…”

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